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miércoles, 8 de octubre de 2014

In bicicletta scopriamo il Parco Ecoturismo "Mudanza Pedrera", Comune Valmore Rodríguez

Un paesaggio di colline, che fungono da punti di vista naturali per individuare l’orizzonte e godere di splendidi panorami, un terreno accidentato per praticare il trotto nella pista da fondo o in mountain bike e zone adatte per passeggiate a cavallo, questo è il Parco Ecoturismo Mudanza Pedrera, dove trovarete questo ed altro, nel comune Valmore Rodríguez. Il Parco è uno spazio per la vita e la pace che è stato inaugurato dal governatore Francisco Arias Cárdenas.
 
Questo luogo per la contemplazione e la ricreazione si aggiunge alla lista degli ecoparchi meravigliosi che il governo regionale ha stabilito in vari comuni nello stato di Zulia, per consentire agli abitanti e visitatori godere della bellezza del paesaggio offerto dalla nostra regione.

La strada è parte dell’avventura, visto che dal momento che prendete la via verso Zipayare, dalla autostrada Lara-Zulia, è impossibile non stupirsi di fronte ai luoghi da film che si trovano lungo il percorso di 20 chilometri che portano al Ecoparque Mudanza Pedrera, situata ad ovest della Diga Burro Nero, in una zona che nel 1974 è stata dichiarata zona protetta sotto la custodia del Ministero dell’Ambiente.

L’ecoparco ha un clima piacevole e 5000 ettari di alberi frondosi, dove domina il Tatao una specie caratteristica della zona, simile all’apparenza dell’Almendrón.

Il Parco fornisce inoltre la possibilità di fare un bagno rinfrescante nella “La Poza”, piscina naturale di oltre 100 metri alimentata dalle acque del fiume “Río Grande”. Una delle fermate all’interno del parco si chiama “I 4 Stati”, una collina da cui è possibile apprezzare le spettacolare catene montuose di Trujillo, Lara, Falcón e la pianura del Zulia.

Grazie alla gestione condivisa tra le entità del Governo Nazionale e Regionale, gli ecoparchi Tierra de Sueños (comune di Maracaibo), Ojo de Agua El Cardón (comune di Miranda), Refugio de Dantas (comune di Lagunillas), El Guacuco (comune di Mara), Cuevas del Samán (comune di Jesús Enrique Lossada), Ciénaga de Los Olivitos (comune di Miranda), Rutas de Palmarejo (comune di Santa Rita) e ora, Mudaanza Pedrera (comune di Valmore Rodríguez), sono opzioni per conoscere imponenti luoghi dello Stato Zulia e per apprezzare le sue bellezze naturali sotto la premessa di rispetto e tutela dell’ambiente .

Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Fanny Reyes – giornalista ambientalista venezuelana | Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

sábado, 27 de septiembre de 2014

Il Parco Ecoturismo Caño La Maroma, la vena blu e verde del Sud!!!

la Maroma lenin cardozo 

Con 420 ettari e 21 chilometri di lunghezza, rivestiti con un verde magico, dove la strada è costantemente guidata da una avifauna eccezionale, oggi Zulia mostra al mondo la bellezza di ciò che è già il Parco Ecoturismo Caño La Maroma, la vena blu e verde del Sud !!

Il Vieoclip che segue è stato composto dal trovatore venezuelano Israele Colina nel mese di ottobre 2010 per il documentario “Metafore dell’Acqua” del poeta e scrittore zuliano Alexis Fernández, il documetario è stato diretto da Patricia Ortega e ha debuttato nel 2011. Questa canzone é stata inclusa nel nuovo album musicale di Israele e Gustavo Colina: “Venezuela, la casa degli uccelli”, il DVD è fu pubblicato nel mese di agosto 2013, dal Centro Nazionale per il Disco (CENDIS) del Ministero del Potere Popolare per la Cultura.

Si tratta di un tributo di affetto e di radici, così come una chiamata al sud del Lago di Maracaibo, nello stato Zulia in Venezuela, per continuare incoraggiando l’amore per questa terra meravigliosa e prodigiosa, dove il tema della canzone è diventata un inno, soprattutto in Santa Barbara e San Carlos del Zulia, le città appartenenti al comune Colón e da dove emergono maestosi paesaggi che potete ben apprezzare e godere, se si desidera visitare queste parti del Venezuela occidentale.

































Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Fanny Reyes – giornalista ambientalista venezuelana | Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia 

Las fotografías son en orden de publicación de la 8 a la 19 y la 25 de Nubardo Coy

La bicicletta: qualità della vita su due ruote

BICILETTA 

La bicicleta ha le sue origine in un giocattolo, il Célérifère, in Francia nel 1791, che 26 anni dopo avrebbe ricevuto contributi da ingegnere tedesco Karl von Drais e 20 anni dopo dallo scozzese Kirkpatrick MacMillan.

In breve, l’Europa dei secoli XVIII e XIX vide l’ascesa di menti ingegnose di diversi paesi un invento che 200 anni dopo continua ad essere il mezzo di trasporto più popolare, versatile e rispettoso dell’ambiente mai conosciuto: La Bicicletta.

Ci sono circa 800 milioni di biciclette nel mondo, la maggior parte dei quali in Cina.

In Svizzera, Germania, India, Olanda, Polonia e nei paesi scandinavi è notevole la preferenza dei cittadini verso questo veicolo economico e non inquinante.

In America Latina l’uso della bicicletta tende ad aumentare e questo ulteriormente consolidato dalla realizzazione delle piste ciclabili, aree designate per la circolazione su due ruote in modo indipendente e sicuro.

Colombia, Brasile, Cile, Ecuador e Messico, per citarne alcuni, hanno un track record, una sperienza da mostrare nell’uso della bicicletta come mezzo di trasporto e come veicolo associato con lo sport e la ricreazione.

In Venezuela abbiamo sperimentato progressi tangibili soprattutto a Caracas e Maracaibo. In Zulia abbiamo avuto risultati per esempio l’apertura della Ciclovía le domeniche sul viale Av. El Milagro, nell’ambito degli Spazi per la Vita e la Pace che promuove il Governo Regionale da più di un anno, rispondendo ad una richiesta dei ciclisti locali e dando ai cittadini l’opportunità di incontrarsi e vivere la città.

L’esperienza tende a moltiplicarsi ed abbiamo trovato piste ciclabili nei Comuni di Lagunillas, Cabimas, Machiques, Colón e Jesús Enrique Lossada, grazie all’appoggio dei sindaci.

In una regione come la nostra dove gli incidenti stradali che coinvolgono automobili, motociclette, sono le principali cause di morte, vale la pena considerare la possibilità di promuovere l’uso di massa della bicicletta, che porterà anche a migliorare la qualità dell’aria, la riduzione dei livelli di rumorosità e, in generale, la protezione dell’ambiente.

Sono di fondamentale importanza, i benefici che l’uso della bicicletta fornisce sulla salute degli individui principalmente nel sistema cardiovascolare, respiratorio, immunitario, migliorando la funzione metabolica, attivando le difese e diminuendo lo stress; per questo alcuni la chiamano “la medicina sulle ruote”. La bicicletta è un semplice, accessibile e importante mezzo di trasporto per migliorare la nostra qualità della vita.


Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Fanny Reyes – giornalista ambientalista venezuelana | Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

viernes, 5 de septiembre de 2014

Poema Diosa Tierra por Lubio Cardozo mi padre, en honor al Ambiente


Poema Diosa Tierra por Lubio Cardozo
mi padre, en honor al Ambiente


Diosa Tierra

Pongo el oído sobre la piel de la tierra:
Un rocal silencio responde,
sueño el eco de tu inmenso misterio.

Gran Diosa Madre de la existencia,
clemente.
Nunca nos desampararas.

Cruzamos en ti la aventura del extraño viaje
por el abismo infinito.
¿Qué somos oh Madre Gea?

Sea cual haya sido el derrotero
tomado en el espacio de la vida
ella siempre benigna en sus senos nos le
recibirá.

Denso térreo perdón por todos los errores.

Ser un puño de tierra, divino orgullo. 

Poema Dea Terra per Lubio Cardozo
mio padre, , in onore alla Ambiente 
Dea Terra

Metto l'orecchio sulla pelle della terra:
Un rocal silenzio risponde,
sogno l'eco del tuo immenso mistero.

Grande Dea Madre della esistenza,
clemente.

Mai ci abbandonerai.
Attraversiamo in te l'avventura del strano viaggio
per l'abisso infinito.
Cosa siamo, o Madre Gea?

Qualunque sia è stato il percorso
preso nello spazio della vita
Lei sempre benigna nei suoi seni ci
riceverà.

Denso térreo perdono per tutti gli errori.

Essere un pugno di terra, divino orgoglio. 

Lubio Cardozo, ecopoeta venezuelano | ANCA24 –
Tradotto da: Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

jueves, 28 de agosto de 2014

Tundra e boschi boreali, l’ultima frontiera da salvare


La vita nell’emisfero nord contiene due biomi[1] tipici, che si estendono, uno dopo l’altro, fra le regioni polari e i biomi ubicati più a sud. Essi sono la tundra, privo di vegetazione boschiva, e il bosco boreale o taiga, soprattutto foreste di conifere. La tundra è il nome dato a queste foreste polari, soprattutto nelle regioni artiche dell’Asia che si trovano tra i ghiacci perpetui del nord e le foreste della taiga a sud o boschi boreale. 

Il suolo della tundra rimane congelata durante la maggior parte dell’anno, e in parte si scioglie in estate. L’acqua si raccoglie poi in paludi e acquitrini. Nella tundra, il fattore limitante è la temperatura. La media annua delle precipitazioni è bassa, circa 250 mm, e la temperatura massima supera i 10º C. Il sottosuolo ha uno strato di ghiaccio permanente, il cui spessore varia a seconda della stagione. Questo strato di terreno è chiamato permafrost. 
Nella tundra, le forme di vita dominanti sono muschi e licheni. Nonostante le scarse precipitazioni, entrambe le forme crescono bene, perché l’evaporazione è quasi inesistente e vi è un’alta concentrazione di umidità. Il suolo, povero di sostanze organiche, ha una carenza di sostanze nutritive.

Tutta la tundra è zona di torbiere, alcuni depositi di carburante fossile, la torba, costituiti da residui vegetali che si sono accumulati nel corso di migliaia di anni nelle paludi.

Per il freddo intenso, il processo di decomposizione è molto lento e la formazione di suolo fertile è scarsa. La fauna della tundra ha anche poca diversità. Le due specie principali sono renne in Europa e in Asia, e caribù in America. Si tratta di animali molto simili che, probabilmente, discendono da un antenato comune. I ruminanti sono mammiferi della famiglia dei cervi, e vivono in branchi. 

Approssimativamente, hanno sollevato un metro e mezzo sollevato -l’altezza di un quadrupedo, misurata dal suolo alla cima della sommità della spina dorsale -. Il suo pelo, molto denso, cambia dal grigio bruno al bianco in inverno. Essi hanno le corna, con cui scavano nella neve alla ricerca di licheni il loro cibo. Essi migrano periodicamente, in conformità con i cicli di riproduzione di forme di vita di cui si alimentano. Le renne sono addomesticate e utilizzate come animali da tiro e da carico. Altri mammiferi che si nutrono di piante e licheni sono i lemmings, specie di topi di campo. 

Ci sono anche lepri artiche, lupi, volpi, linci e orsi polari, e anche un tipo di bovino selvatico adattato al freddo estremo, il bue muschiato. Molti di questi animali ibernano, cioè, entrano in letargo invernale, dopo aver accumulato riserve nel loro corpo durante la breve stagione calda. È maggiore la varietà di uccelli: ci sono gufi “nivali”, palmati come l’oca e il matto, e il falco più grande consciuto, girifalco. 

Altri uccelli provenienti dal sud, trovano nella tundra le condizioni necessarie per la nidificazione e riproduzione. Durante i giorni d’estate ci sono anche alcuni moscerini e zanzare. È sorprendente che in zone così fredde questi insetti vengono a riprodursi fino a formare sciami enormi. Nella breve stagione estiva, parte della neve si scioglie, il sottosuolo della tundra, gelati durante tutto l’anno, impedesce il drenaggio formandosi stagni e paludi. L’acqua stagnante raggiunge quindi temperature sufficienti per la riproduzione delle larve di zanzara. 

Tradizionalmente, la tundra è stata abitata dagli eschimesi, -cacciatori e pescatori- e allevatori di renne, che continuano muovendosi dai boschi, cercando cibo per le loro greggi e raggiungono la tundra nel’epoca meno fredda dell’anno. È interessante notare che la vita di questi popoli in qualche modo evoca il cosiddetto uomo di Cro-Magnon, un antenato dei moderni esseri umani che abitavano la regione della Dordogna, nel sud della Francia, circa 30.000 anni fa. Quella zona, ora temperata, era tundra in quei tempi. Le scoperte archeologiche e dipinti delle grotte in cui vivevano mostrano analogie con gruppi di eschimesi dell’attuale tundra. 

La foresta boreale o taiga, sono quelli che si sviluppano a sud della tundra e del nord della steppa. Sono formazioni forestale di clima freddo, dominata da conifere. Questo bioma si chiama al nord della Siberia, taiga che significa in russo boschi freddi e nella regione del Mar Hudson e nel nord del Canada sono chiamati boschi boreali, che significa boschi del nord. Lì crescono, favoriti dal clima meno rigoroso che quelli della tundra e per un suolo che soffre meno l’effetto della nevicata. La temperatura media è di 19º C in estate e -30° C in inverno, la media annua delle precipitazioni raggiunge 450 mm. 

In tutta questa zona i paesi Scandinavi, Siberia e Canada si tovano boschi di abeti, pini e larici e di betulle. La fauna è composta da animali che resistono al freddo, molti dei quali ibernano: alci, bisonti, lupi, orsi, linci, martore, scoiattoli, marmotte, castori, lemmings e cervi.

Tra il confine nord del bosco boreale, dove gli alberi attivamente si rigenerano, e la tundra priva di alberi c’è una zona di transizione dinamica conosciuta come «bosche-tundra». L’estensione di questa zona può variare da pochi chilometri in Nord America fino ad oltre 200 chilometri in Europa. È naturalmente frammentata ed è composta di parcelle la cui copertura forestale è relativamente densa, interrotti da aree di lichen e brughiera, così come in zone poco boscosa. 

Questa zona di tranzizione ospita più specie rispetto al sistema boreale e al sistema della tundra, poichè contiene entrambe le specie. Gli alberi del bosco-tundra, spesso sono poco sviluppati, e la sua rigenerazione è lenta. Questo ha fatto che, tradizionalmente, sia impraticabile lo sfruttamento commerciale del legname, nonostante l’ecosistema ha fornito per secoli il legno e legname di costruzione ai popoli indigeni. L’aumento della domanda globale di risorse potrebbe fare, tuttavia, che i boschi-tundra diventino una fonte importante di materie prime. Infatti le attività di sfruttamento forestale in Fennoscandia e nordovest della Russia si diffusero molto vicino al bosco-tundra nei decenni degli anni sessanta e anni novanta. 

In inverno il bosco-tundra è un habitat importante per il Caribù in Canada e in Alaska e per il per il Regno d’Europa, servendo di apoggio a sua volta alle attività di allevamento delle renne dei popoli indigeni come Saami della Scandinavia. La zona ospita anche le attività pastorizia di pecore, di pesca e la raccolta dei prodotti non legnosi.

Le funzioni fisiche più importranti del boscho-tundra sono stabilire e proteggere i terreni fragili e sostanze nutritive, prevenire l’erosione, conservare le risorse idriche e la capacità dei bacini, filtrare sostanze inquinanti, servire come un indicatore del cambiamento climatico e, in collaborazione con il bosco boreale stesso, essere un serbatoio di carbonio. Qualsiasi cambiamento significativo nel bosco boreale potrebbe avere effetti significativi sul livello di CO2 nell’atmosfera. I boschi boreali contengono il 26% delle risorse totale di carbonio, più di ogni altro ecosistema terrestre: 323 gigatonnellate –Gt- nella Federazione Russa, 223 Gt in ​​Canada e 13 Gt in ​​Alaska. 

Al contrario, si stima che i cambiamenti climatici produrrano nei boschi boreali aumenti di temperatura maggiori che in qualsiasi altro tipo di foresta. Il riscaldamento, che sarà superiore in inverno che in estate, spostarà verso il nord, le zone climatiche a velocità fino a 5 chilometri all’anno. I boschi boreali avanzeranno verso nord, nelle sue regioni meridionali, invece, spariranno o saranno sostituiti da specie temperate.

Durante l’estate i suoli saranno più asciutti, e gli incendi e la siccità più frequenti. Da continuare con il consumo eccessivo sembrarebbe che entro il 2100, l’espansione del bosche boreale verso il nord ridurrà di circa il 50% l’area di tundra.

_____________
[1] Insieme di comunità di essere viventi che si estendono su una vasta area geografica caratterizzata da un clima e da altri fattori: i principali biomi continentali sono tundra, taiga, bosco latifoglie, il bosco mediterraneo, il deserto, prateria e la foresta pluviale.

Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 -- Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

miércoles, 27 de agosto de 2014

Nella Serrania de Perijá è irreversibile il divieto della malanga


Il principale polmone verde del Zulia, la Sierra di Perijá, ha subito negli ultimi dieci anni l’assalto di coloro che protetti dell’impunità ambientale fanno affari milionari a scapito del patrimonio forestale di tutti i zuliani. Nella Sierra di Perijá accadono tra 50 e 60 incendi forestali per giorno che distruggono circa 1.000 ettari al mese; molti di questi incendi sono causati per ripulire il terreno che sarà utilizzato nella coltivazione di Malanga per poi essere venduta alle transnazionale dei fast food.

Questi processi di distruzione delle foreste influenzano i cicli idrologici, causando una diminuzione del volume degli affluenti, la distruzione degli ecosistemi e l’estinzione delle specie di flora e fauna. 

Di fronte a questa realtà che si traduce in 91.173 ettari devastati fino ad oggi e la seccità storica sperimentata nello Stato, il Governo regionale e Nazionale vengono avanzando azioni decisive per frenare le prestazioni ecocide nella Serrania Perijanera. 

La Cordigliera Serrania di Perijá chiede di essere dichiarata Territorio di Eccezione per raggiungere il controllo e il monitoraggio necessario per la custodia e fermare l’impunità ambientale imperante per decenni. 

Tra queste iniziative c’è la risoluzione emessa dal Ministro dell’Ambiente, Miguel Leonardo Rodríguez, nominando una commissione speciale per valutare e fare azioni necessarie per limitare e prevenire le cause di disboscamento, gli incendi e la deforestazione associati alla coltivazione di Malanga. 

All’interno della Commissione si è concordato il divieto della coltivazione di questo tubercolo nei bacini superiore e medio dello stato Zulia, misure che hanno risvegliato le reazioni avverse attese di chi vede i propri interessi perturbati. 

Ci sono stati diversi incontri con i produttori di Malanga con lo scopo di spiegare le ragioni e le implicazioni di questa decisione in difesa della Sierra di Perijá, dei bacini idrografici impattati dalla deforestazione e dei milioni di zuliani colpiti dalla rapida diminuzione nel volume dei serbatoi. In tali incontri è stato sottolineato che il divieto della coltivazione di Malanga è irreversibile e le guide di mobilitazione del prodotto sono stati sospesi in tutta la regione. 

La malanga di essere una coltura di sussistenza oggi troviamo nella Sierra di Perijá piantagioni di un solo produttore con più di 70 ettari in produzion.

Non è nemmeno di sostituire una coltura con un altra visto che i suoli montagnosi della Sierra sono inclinate e di poca terra vegetale, di conseguenza le piantagione estese provocano l’indebolimento della superficie, la erosione e col arrivo delle piogge, le frane. I sedimenti che sgorgano dalle montagne soggiornano in questi serbatoi e questi, di conseguenza, perdono la loro capacità di deposito. 

Dighe progettate per una durata di 150 anni, oggi si proiettano per soli 30 anni a causa dell’intasamento o accumulo di sedimenti. 

A coloro che cercano di violare le regole gli sarà applicata la legge rigorosamente: si procederà all’arresto dei vettori che si spostano con la malanga e gli sarà confiscato il prodotto. 

Nel frattempo, il Governo Regionale sta valutando la possibilità di acquistare la produzione di malanga che è già stata estratta, come un atto di solidarietà per chiudere il capitolo di quella coltura in Zulia, per i quali si svolgerà un censimento che consentirà di verificare la quantità, qualità e costi. 

Inoltre, e come ultima alternativa si esorta ai produttori che costituiscono vivai per la produzione in massa di vari specie di frutta e forestali che consentano l’avanzamento del Piano Verde per lo Stato di Zulia, che implica la piantagione di alberi nei diversi comuni, avendo come priorità l’aree strategiche quali le zone adiacenti ai bacini idrografici. 

Questa metodologia ha trovato ricettività tra i coltivatori, in modo che si svolgeranno riunioni nei comuni di Rosario Perijá, Jesús Enrique Lossada e Machiques di Perijá, dove sarà presentato per la sua valurazione e considerazione, in dettaglio, questa proposta di produzione agro-eco-forestale.

Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Fanny Reyes – giornalista ambientalista venezuelana | Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

martes, 19 de agosto de 2014

Abbiamo iniziato la piantagione di alberi sulle rive del Fiume Apón

Sotto l’ombra di imponenti Laras o Samanes si svolsero la prima giornata del rimboschimento del fiume Apón, con la piantagione di 1000 alberi di frutte e forestali come il Jabillo, Caro Caro, Algarrobo, Quercia, Apamate, Mogano Criolla, Moringa, Anona, Mango, Araguaney, Flamboyán e Camoruco.

Questa iniziativa nasce da una proposta seria del gruppo ambientalista I Guardiani del Fiume Apón, e che hanno potuto far partecipare attivamente ad altre persone, avendo oggi il supporto istituzionale del Ministero dell’Ambiente, Missione Albero, Governo Bolivariano di Zulia, e il sostegno della comunità perijanera impegnata nella difesa di questo importante fiume.

Il fiume Apón sorge nel Cerro Pintado, nella Sierra di Perijá, e scorre 150 km prima di sfociare nel Lago di Maracaibo. Raccontano che una volta era profondo e potente, e che ai suoi porti arrivavano “bongos ”, con merci. Gran parte della vita sociale e commerciale di Machiques era associata a Lui.

Questo bastione naturale della Sierra di Perijá, datore di acqua dolce nella regione, sin dalla fine degli anni ’50 comincia, oggi, a sperimentare le devastazioni dell’attività agricola e di allevamento; più recentemente, le sue acque sono state diminuite dagli effetti di disboscamento indiscriminato e di estrazione illegale di pietre e sabbia da imprenditori privati che hanno deviato il suo corso e causato danni lungo 4 km.

Le attività ecocida contro il Fiume Apón hanno risvegliato l’indignazione collettiva che si è trasformata in azione concrete e che ha permesso di cominciare il recupero e il rimboschimento della zona sotto lo slogan “Guardiani del Fiume Apón Siamo Tutti. Pianta 1.000 alberi per la vita”.

Román Carrillo, coordinatore del collettivo di guardiani, ha descritto l’occasione come “una grande festa per Machiques, perché stiamo appropriandoci del Quinto Obiettivo del Piano della Patria per la conservazione della vita. Questa lotta è iniziata con 9 persone contro un mostro capitalista che ha prodotto la loro ricchezza a spese del fiume; siamo ora 130.000 persone, perché tutti gli abitanti di Machiques di Perijá siamo impegnati a difendere il Fiume Apón”.

A nome del Governo Regionale e il Ministero dell’Ambiente, Lenín Cardozo ha espresso la miglior predisposizione perche queste iniziative siano permanenti nel tempo. Egli ha sottolineato la perseveranza dei Guardiani per farsi ascoltare. Egli ha detto che “un albero è una vita e un fiume è un grande ecosistema, ma per gli altri sono solo la possibilità per fare affari”.

L’Autorità Ambientale nella regione ha osservato che dalla denuncia ci si sta muovendo alla azione. “Andiamo, con tutte le forze, ad approfondire questo e chiederemo i conti a tutti gli ecocide, che protetti dai forti e potenti, hanno causato danni all’ambiente. Non daremo tregua, è un atto di sovranità quello che stiamo facendo oggi in Machiques di Perijá”. Cardozo ha detto che la deforestazione, rampante per decenni, ha causato che il Zulia stia vivendo una siccità storica e i serbatoi della regione siano esauriti, che affliggendo a milioni di Zuliani.

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viernes, 15 de agosto de 2014

Vertice con i coltivatori di Malanga nella Sierra di Perijá


Ci siamo alzati molto presto per salire sulla Sierra di Perijá, si è presunto che ci sarebbero problemi con i gruppi che cercavano di scoraggiare o intimidire la riunione prevista sulla coltivazione della Malanga. Comunque eravamo preparati per ogni evenienza.

Quando siamo arrivati ​​al luogo convenuto presso la comunità di Los Vivitos, comune Jesús Enrique Lossada, c'erano poche persone in attesa, anche se sapevamo che dalle montagne ci stavamo guardando e contando quanti eravamo nella carovana. Loro avevano camion pieni di persone in luoghi diversi per attaccare e prenderci di “sorpresa”. 

Per qualche motivo i camion dell'esercito, che ci hanno accompagnato, sono arrivati in ritardato alcuni minuti e siamo arrivati ​​al sito praticamente da soli. Hanno subito cominciato a scendere a cavalli, asini o camion fino a dove eravamo. Quando c'erano un centinaio di coltivatori di Malanga, sono arrivate una ad una le squadre dell'esercito. Da quel lato della Sierra ci sono circa tremila colombiani sfollati. 

Molti videro l'esercito e non ha voluto avvicinarsi e sono rimasti alcuni centinai di metri in attesa dell'esito della riunione. Abbiamo dato ad altri un’ora più in modo che coloro che venivano da lontano potessero partecipare a lla riunione. 

Con legge in mano abbiamo iniziato a spiegare le disposizioni degli articoli della Costituzione Nazionale. Legge Organica Ambientale, Legge di Acque e Legge Penale dell'Ambiente, sui diritti ambientali, il dovere di proteggere la biodiversità, la salvaguardia degli ecosistemi, la necessità di preservare i suoli e foreste per garantire la sostenibilità del ciclo idrologico, la protezione dei corpi idrici e sull'occupazione illegale di aree naturali protette. 

Inoltre, è stato spiegato come la deforestazione nella Sierra di Perijá ha contribuito alla grave siccità che sta affrontando lo stato di Zulia e poi li abbiamo notificato il divieto della coltivazione di Malanga. 

Li abbiamo fatto sapere loro la portata della Risoluzione emesso dal Ministero dell'Ambiente che vieta la semina della Malanga nel nostro unico grande polmone verde dello Stato e che fino ad oggi loro hanno causato la perdita di oltre 2.000 ettari nei pressi del serbatoio Tres Ríos, dove gli incendi si verificano ogni giorno in tutta la montagna, nel processo di liquidazione dei suoli per estendere la coltivazione. 

È stato ribadito che non abbiamo l'acqua in Zulia, questo è un risultato diretto della deforestazione, e perciò siamo impegnati a combattere i reati ambientali.

Inoltre è stato precisato che le azioni per affrontare gli oltraggi alla natura sarebbero permanenti e coinvolgeranno pattuglie aeree, terrestre, la confisca delle produzioni e gli arresti di chi commettono reati ambientali. È stato affermato durante l'incontro che i certificati di mobilitazione per il trasporto della produzione vengono sospesi, in modo che si fermarà a quelli che trasportino la Malanga nel territorio di Zulia.

Nella Sierra di Perijá, essendo un Parco Nazionale, non possono essere stimolate le colture su larga scala, come è accaduto con la Malanga la cui semina è aumentata negli ultimi anni, in risposta alle esigenze delle imprese transnazionali dedicati alla rubrica di fast food. La Sierra era quasi un terminale di autotrasporti pesante, dove quotidianamente file di camion partono dalla Sierra verso i centri di raccolta per poi essere trasferiti all'estero.

L'Agenda Verde, che viene condotta dal Governatore Francisco Arias Cárdenas, vieta la deforestazione, gli incendi, le potature severe e la caccia sportiva nello stato, accoppiato con un piano di piantagione di alberi che si porta a avanti nell'ambito della gestione ambientale condivisa con il Ministero dell'Ambiente. In questo contesto, è stato proposto agli attuali coltivatori della Malanga di organizzare la conformazione di vvivai per fornire di alberi necessari per riforestare le aree che sono state violate da queste azioni ecocide.

Questo incontro con i coltivatori della Malanga è sucesso dopo 5 marce effettuate in vari comuni vicini alla Sierra di Perijá per sensibilizzare l'opinione pubblica circa le gravi conseguenze della deforestazione e semina della Malanga.

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jueves, 14 de agosto de 2014

La preghiera ha portato la pioggia durante marcia ambientalista nella città di Concepción, Comune Jesús Enrique Lossada


 
Un corteo colorato ed entusiasta caratterizzato da espressioni sincere di fede ha stupito ai passanti della Concepción il giovedi pomeriggio. Parte della Avenida Bolívar fu percorsa da ambientalisti, studenti, insegnanti, organizzazioni comunali e membri di congregazioni cristiane, accompagnati dalla Banda Show Jesús Enrique Lossada.

Così è stata la quinta mobilitazione fatta in Zulia per esigere la cessazione della deforestazione nei bacini superiori e medio della regione e un avvertimento circa la necessità di difendere la Sierra di Perijá, violata dalla coltivazione diffusa del taro o Malanga, che ha distrutto più di 2000 ettari della nostra riserva forestale, contribuendo al panorama di siccità che attualmente soffriamo i Zuliani.

Una preghiera per il ritorno delle piogge perche i nostri serbatoi possano recuperaresi ha segnato l'inizio e la fine della camminata. Il grido dei pastori delle principali chiese cristiane della città, dei parrocchiani e di tutti coloro che desideravano partecipare, ha avuto pronta risposta: arrivando in piazza Jesús Enrique Lossada, dove la marcia culminerà, si sono sentite le prime gocce che presto si sono trasformate in una pioggia torrenziale che a bagnato a tutti i presenti, che si sono dichiarati in vigilia per intercedere davanti a Dio per la regione di Zulia, i loro bacini e i serbatoi.

Elogiamo l'atto di fede condotto dai lossadeños propizio per ricordare che i fiumi e le sorgenti della Sierra di Perijá sono asciutti a causa della perdita delle foreste, colpendo ai bacini che forniscono d’acqua alle persone di Jesús Enrique Lossada, Maracaibo, San Francisco, Almirante Padilla, Mara e Miranda.

Le transnazionali finirono con i nostri alberi e da alcuni anni hanno acceleratore la deforestazione, stimolando la piantumazione di un tubero conosciuto come Malanga, che richiede la deforestazione della zona in cui saranno coltivati e che fanno diventare i suoli inutilizzabile in modo permanente.

La Malanga, piantata dai colombiani sfollati e alcune comunità indigene che popolano la Sierra di Perijá, è commercializzata da queste società straniere che acquistano i prodotti a prezzi di gallina magra, per poi venderli come patatine fritte o "chips".

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miércoles, 13 de agosto de 2014

Gli ambientalisti del Zulia scendono in piazza per attirare l’attenzione sulla deforestazione e la siccità

I gruppi ambientalisti dei comuni della Costa Orientale del Lago, Machiques di Perijá e Jesús Enrique Lossada, svilupperanno attività di strada in difesa dei bacini idrografici statali, colpiti dalla deforestazione, che ha portato come conseguenza il declino allarmante nei livelli dei bacini idrici, i cui effetti già cominciano a farsi sentire in tutta la regione di Zulia.

La siccità e le alte temperature che soffriamo sono una diretta conseguenza della progressiva distruzione delle foreste nello stato. "[...] nella regione le cifre del danno ambientale sono così alte che solo il 6% della massa forestale originale rimane ancora intatta. Dove erano boschi e foreste oggi ci sono enclavi di allevamento, coltivo di banane, le colture di Palme Africane e di Malanga; sono palpabile gli effetti del conuquismo dei colombiani sfollati nella Sierra di Perijá che impunemente bruciano e distruggono gli ecosistemi.oltre alla deforestazione per il uso illegale del legno" assicura Lenin Cardozo, Autorita Unica del Ministero del Potere Popolare dell’Ambiente del Zulia.

I serbatoi Tulé, Manuelote, Tres Ríos, Burro Negro e Machango hanno subito l'impatto da pratiche ecocida avvenute nelle sorgenti dei fiumi che li versano le loro acque. Caso emblematico della Malanga, la cultura predatrice che si è diffusa nella Sierra di Perijá e in alcune zone della Costa Orientale del Lago, con lo scopo di produrre materie prime a buon prezzo per le imprese transnazionali operanti nel settore delle patatine fritte e altri voci del "fast food", violando flagrantemente la nostra sovranità e lasciando sfortunate ripercussioni ambientali.

Il Ministero del Potere Popolare per l'Ambiente ha recentemente emesso una risoluzione che vieta la coltivazione della Malanga nei bacini alti e medi della Sierra di Perijá; altrettanto ha avanzato il Governo Regionale nel richiedere, davanti al Consiglio Legislativo, che il divieto si applichi all'intero territorio di Zulia e che sia incorporato nella Legge per la Conservazione e l'Uso Razionale delle Risorse Idriche dello Stato Zulia.

Nel frattempo le organizzazioni e le associazioni ambientaliste ed ecologisti sviluppano azioni di sensibilizzazione contro la deforestazione e coloro che incorrono in tali azioni ecocide, che purtroppo incidono nella vita di tutte le specie, compreso l'uomo. L'invito è a tutte le istituzioni, l’associazioni ambientaliste e comunitarie ad unirsi a queste azioni, convocando e partecipando nella difesa dei bacini idrografici e la conservazione dell'acqua come risorsa vitale, ed inoltre chiedendo la cessazione definitiva della deforestazione e coltivazione di Malanga in tutto lo stato di Zulia.

Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Fanny Reyes – giornalista ambientalista venezuelana | Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia