Il primo poeta lirico nato in
ispanoamerica che ha celebrato nei suoi versi, con entusiasmo fiero, il
paesaggio del Nuovo Mondo è Andrés Bello (Caracas, 1781 - Santiago del Cile, 1865). Bello ha vissuto 29 a Caracas, nelle sue vicinanze, persino si avventurò per le valli di Aragua.
Amico della saggezza, in quelli anni
studiò grammatica latina, castigliano, letteratura classica, accanto a
queste conoscenze umanistiche ha effettuato anche indagini in botanica,
geografia dei loro dintorni. Amicus arborum, lasciò una vigorosa
testimonianza di amore per il suo ambito vegetale: ad un piccolo fiume a
nord della città, che scorre tra le fattorie e le foreste, il Anauco –
rimangono oggi solo il nome di un ponte, un filo di acque di scarico e
un poema di Bello, lì ha fatto una bella composizione embricata di
riferimenti ellenistici, che vengono copiati qui ai lettori quindici
versi, (...) “Tu, verde e gentile rive di Anauco, per me più
felici che le foreste idalios e i pascoli splendidi della placida Páfos,
risuonarai nei miei canti umili; e quando la mia ombra sulla nefasta
nave visitatrice del Erebus le valli solitarie nelle tue ombrose giungle
e lontane tane vagarò qual un giorno” (...) (A. Bello, EL ANAUCO. En: Poesías. Caracas, 1981. pp. 5-6).
Ha scritto anche nella sua tappa
“caraqueña” il suo famoso sonetto "MIS DESEOS", dove per la prima volta
nella lirica venezuelana due alberi leggendari, molto particolari per i
suoi gambi, la palma di cocco –il “cocotero”– accanto al Salice
appaiono, così come la regione chiamata per sempre Aragua. In Venezuela,
due specie della famiglia delle Salicaceae c’è, il noto nel sermo
ruralis, popolazione rurale, Salice piangente (Salix babylonica L.)
portato al paese sotto la presidenza di Guzman Blanco, e il nativo
salice comune (Salix humboldtiana); l'espressiva palma di cocco,
“cocotero”, della famiglia Palmas Arecaceae, simpatica bandiera
verde-gialla dei tropici arricchisce l’acquerella fissata nei versi di
Bello, (...) “Da Aragua alle rive un distretto che mi tribute
le semplice squisitezze, che vicino alle mie rustiche case tra massi
scorra un ruscello. Per prendermi nel calore estivo che abbia un
boschetto, voglio anche, che cresca accanto al salice il coco
orgoglioso”. (A.Bello, “MIS DESEOS”. En: Poesías. Caracas, 1981. p. 7).
Lo stesso vale per la piccola
composizione in romanzo ottonari etichetta “A UN SAMÁN”. A questo
gigante della flora del continente verde, “delle regioni equinoziali”
humboldtiane, Bello lo immortala quando viene inserito per prima volta
nella lingua della odica del Nuovo Mondo. Emblematici questa immensa
Pithecellobium Saman (Leguiminosae Mimosaceae) con la sua colossale
fronda delle pianure calde del occidente del paese, oggi albero della
simbologia istituzionale della regione di Aragua. (...) “Allunga, il Saman i suoi rami senza timore al fato feroce, e che la sua ombra amichevole al camminante protegga.” (A.Bello, “A UN SAMÁN”. En: Poesías. Caracas, 1981. p. 32). "Dopo aver lasciato il paesi di Turmero, ad una lega di distanza, si scopre un oggetto cheappare all’orizzonte... Non è una collina né un gruppo di alberi ravvicinati, ma un solo albero, il famoso Samán de Güere, conosciuto in tutta la provincia per la vastità dei suoi ramiche formano una coppa emisferica tazza di 576 piedi di circonferenza. Il Samán una specie variopinta di Mimosa, le cui braccia tortuose sono divise per ramificazione. Il suo fogliame tenuee delicato, risalta piacevolmente sul blu del cielo. Molto tempo ci siamo fermati sotto quel duomo vegetale”...
(Alejandro de Humboldt, Viaje a las regiones equinocciales del Nuevo
Continente. Caracas, Monte Ávila Editores, 1985. t. III, p. 87).
Bello si recò a Londra nel 1810 in
missione diplomatica, insieme a Bolivar, per quanto riguarda il progetto
dell'indipendenza dei venezuelani. Mai più sarebbe tornato al suo
paese. Si sono conosciuti Bello e Humboldt nel breve interim di
quest’ultimo a Caracas? Ci sono solo congetture al riguardo senza
supporto storiografico, ma nella storia possibile questo ha dovuto
accadere. La spedizione organizzata dal naturalista, geologo, botanico,
astronomo Alejandro de Humboldt (Berlino 1769-1859) e il medico,
botanico Aimé Bonpland (La Rochelle, Francia, 1773 – Uruguay, 1858)
arrivai al porto di Cumana alla foce del fiume Manzanares il 16 luglio
1799. Hanno intrapreso, quindi, dal Venezuela questi due grandi uomini
della scienza la prima esplorazione importante per la conoscenza
approfondita della natura del Nuovo Mondo, con il suo successivo
corollario del profondo impatto nella trasformazione nella mineralogia,
geografia, eodesia, astronomia, zoologia, botanica, cosmologia, tra gli
altri.
Dalla nebbiosa lontananza
dall’Inghilterra a Bello è stato rivelato con detta scoperta la maestà
naturale del Nuovo Mondo intellettualmente illuminato dall’intelligenza e
la scientificità di Humboldt. Solo da allora Bello ha potuto comporre
le sue due formidabili poesie novomondane, “ALOCUCIÓN A LA POESÍA”
(1823), “LA AGRICULTURA DE LA ZONA TÓRRIDA (1826).
Due lunghe silva1 dove per
prima volta si invita ad amare, curare, lo spazio naturale –la sua
flora, la sua fauna, i suoi fiumi, la sua aria, la sua luce, la sua
terra, i suoi mari–, chiamata da Humboldt con sorprendente precisione
geodetica "zona torrida", compresa tra il Tropico del Cancro
nell'emisfero settentrionale, il Tropico del Capricorno nel hermisferio
sud, diviso per il cerchio massimo del Ecuador, ma solo l’area
circoscritta al Nuovo Mondo. Per i lettori di ANCA24 Italia vengono
copiati solo i primi 50 versi del suo poema.
L’AGRICOLTURA DELLA ZONA TORRIDA
Salve, feconda zona, /
che il sole innamorato circoscrive/ il vago corso, e quanto essere si
incoraggia / in ogni vario clima / accarezzata dalla sua luce,
concepisce! / Te tessi all’estate la sua ghirlanda / di granate spiga,
tu l’uva / dai alla bollente cuba2 / non di purpurea frutta, o rossa o gualda3,
/ alle tue foreste belle / manca sfumatura alcuna, e bevi in esse /
arome mille il vento; / e greggi sono innumerevoli / pascendo le tue
verdure, dalla pianura / avendo da confine l’orizzonte, / fino l’eretto
monte, / di inaccessibile neve sempre canuta./
Te dai la canna hermosa4, / da dove la miele si purifica, / da chi disdegna il mondo i nidi d'ape; / te in urne di corallo cuajas5 la mandorla / che nella spumante jícara6
trabocca; / che fa vergognare fuori al murice di Tiro; / e del tuo
indaco l’inchiostro generoso / emula è del fuoco del zaffiro. / Il vino è
tuo, che la ferita agave / per i bambini versa / di Anahuac8 felice; e la foglia è tua, / che, quando di morbido / fumo in spirali vagarosas7
fugge / alleviará il fastidio allo svago inerte. / (…). / Per i tuoi
figli l’eminente palma / il suo vario feudo alleva, / e l’ananas
condimenta la sua ambrosia; / il suo pane bianco la manioca; / le sue
pomas9 la patata educa; / e il cotone dispiega / l’aura lieve
e le rose d’oro / ed il verllo di neve. / Sdraiata per te il fresco
parcha10 / pende dei suoi rami arrampicatori / nettarei
palloni e frangiati fiori; / e per te il mais, il capo altezzoso / della
spigata tribù, gonfia il suo grano; / e per te la banana sviene al peso
della sua dolce carica; / la banana, per prima / di quanti concesse
bellissimi regali / Provvidenza alle gente / dell’ecuador felice con
mano lunga”. / (…). (A. Bello, “LA AGRICULTURA DE LA ZONA TÓRRIDA”. En:
Poesías. Caracas, 1981. pp 65-69).
Lubio Cardozo, ecopoeta venezolano| ANCA24 - Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia
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1. silva. La Silva comprende una serie continua di versi, che non sono fatte da strofe, e di notevole lunghezza, il cui modello poetico, è nato dal canzoniere petrarchesco come risultato di tendenze contraria allo schema della strofa. Questa poesia appartiene a Andrés Bello alle Silvas classicche del Età d’Oro di rima consonante alternado settenari ed endecasillabe.
2. cuba. Ciotola di legno contenente vino in fermentazione.
3. gualda. Erba della famiglia Resedáceas, con gambi ramoso da 4-6 decimetri altezza, foglie intere, lanceolate, con un dente su ogni lato della base, fiori gialli in spighe compatte, e frutta capsulare con piccoli semi a forma di rene. Anche se abbastanza abbondante come pianta selvatica, si coltiva per tingere giallo dorato con la sua cottura.
4. hermosa. Bellisima, splendida, meravigliosa.
5. cuajar. Trasformare un liquido in una massa solida e pastosa.
6. jícara. Piccoli vasi, di solito di terracotta, che viene spesso utilizzato per bere il cioccolato.
7. Anahuac. Territorio dell'impero azteca. Terre fertili del Messico.
8. vagarosas. Che vaga, o facilmente e di continuo si sposta da una all'altra parte all’altra.
9. pomas. Frutta di albero. Casta di mela piccola e piatta, di colore verde e di buon gusto.
10. parcha. Frutto della passione.